<p>La storia di Gina qui narrata è vera. L’autrice affonda ancora le mani della memoria nelle vite delle donne della sua famiglia, come ha già fatto con il suo primo lavoro letterario dal titolo <i>Due patrie</i> (2020). E ancora una volta mette in scena la vita di un’ostetrica, di chi aiuta altre donne nella fatica di mettere al mondo nuove creature che poi devono crescere e a loro volta affrontare le fatiche del vivere. «“Noi siamo vive. Non li dimentichiamo i nostri morti, ma bisogna pensare ai vivi e anche noi siamo vive”. Gina si ripeteva spesso queste parole. Le aveva dette un giorno Agnese, una delle donne gravide che lei, levatrice, assisteva. Uno sguardo addolcito dalla gravidanza e i tratti del viso segnati dal dolore e dai lutti. Parole che l’avevano scossa, come un monito».</p>
<p>Nell’incanto sospeso sulle rive del fiume, un uomo rievoca dall’oblio una storia di passione dove musicisti, amanti, spie e combattenti, seguendo le note dei tre concerti per pianoforte e orchestra di Čajkovskij, percorrono una strada di amore e morte. «Sono qui, sul letto, con le mani intrecciate dietro la nuca, la finestra aperta sul paese, nell'immensa notte della pianura che lo annulla, e non posso fare altro che dare ragione a Proust. L'unico motore della mia vita, oggi, è la memoria».</p>
<p>Un piccolo passo per uno scolaro, un grande passo per l’umanità... C’è stato un tempo in cui un ragazzino a scuola non riusciva bene nella fondamentale materia di Incisione; ma poi fece un’invenzione destinata a rivoluzionare il mondo.</p>
<p>È la primavera del 1919 quando Vincenzo scende da un treno merci a Homer, nel Nebraska, e decide di stabilirvisi con la nuova identità di Richard Joseph Hart, facendo suo il nome del venerato divo del cinema William Surrey Hart. Da questo momento la metamorfosi è completa. L’italoamericano, nato in Italia e cresciuto a Brooklyn, si trasforma in un giovane cowboy. Veste come un cowboy, cammina come un cowboy, parla come un cowboy.</p>
<p>Dieci racconti. In I corvi di Vincent, che dà il titolo alla raccolta, la potenza dell’arte travolge un’umanità semplice intenta a sopravvivere e nelle vicende del doppio contemporaneo di Van Gogh si scopre il punto incandescente dove vita e rivelazione artistica si toccano. Una corrente agro-dolce in equilibrio tra ironia e disincanto attraversa queste narrazioni. Situazioni oniriche, paradossi e inquietudini esistenziali, sguardi divertiti e amari sulle cose della vita. Leggero e profondo al tempo stesso, lo sguardo dell’autore ci porta lontano.
<p>Raccontare un mondo attraverso la storia di una famiglia, facendo i conti con lo starvi in questo mondo e con la parte di sé che vorrebbe nascondersi. Ma c’è un appiglio al quale aggrapparsi, la potente figura della nonna Amelia, che per l’autrice è passato, presente e futuro.</p>
<p>Storie da una Macondo aggrappata alla pancia del fiume. «Erano giorni selvaggi in fondo alla pianura. Si viveva in uno stato di grazia, niente poteva distogliere quelle giovani vite dalla feroce sete di felicità. Terrorismo, stragi, Guerra fredda... tutta roba che scorreva in televisione come acqua fresca, e noi a sognare di vivere cent’anni in quella beatitudine assolata in riva al fiume». «Vidi stendardi di seta lucente sventolare sotto il sole, grandi navi solcare gli oceani e mari australi punteggiati di isole da favola. Eppure, mi trovavo sulle rive di un fiume della piccola Europa».</p>
<p>Un tributo alla felinità del gatto. Ventinove tavole illustrate da Marzia Roversi accompagnate da citazioni sull’essere gatto, con un ricordo di Bébert, compagno di viaggio di Céline.</p>
<p>Raymond Barbieri trascina la sua vita in una Roma calda e assonnata di fine estate. Ex investigatore privato, ora sbarca il lunario cercando cani smarriti da padroni distratti. Non sogna più, ne è fermamente convinto. Ha la brutta sensazione di essersi giocato da tempo la parte bella della sua esistenza. Riceve una telefonata e ha inizio l’indagine sulla scomparsa di Tabacco, un cane campione di cerca al tartufo. Salendo alle colline fuori Roma, prova una levità inaspettata. Ma ben presto si trova ad affrontare un caso tutt’altro che semplice...</p>
<p>Una Carovana della pace che ha portato aiuto al popolo ucraino, l’occasione per l’autore di guardarsi dentro e cercare risposte che forse non troverà mai.</p>
<p>Un racconto per parola scritta e immagini che risuona dalla dimensione del mito. </p><p>«Esiste un silenzio che fa risuonare più forte i sussurri che ci nascono dentro. È un silenzio che annulla la distanza, il tempo, le increspature della nostra superficie. In questo silenzio il richiamo di un cuore ardente giunge alla ragazza d’argento, nel buio che la avvolge. La ragazza alza lo sguardo e comprende. A scuoterla piano, come un vento caldo che agita le fronde di un albero, è il richiamo del suo ragazzo di fuoco». Libro illustrato da 19 tavole.</p>
<p>Mondi reali e immaginari degli italiani all’estero tra spazio, identità e scrittura. </p><p>"Il lavoro di Lucia Tirri realizza una mappa consistente delle autobiografie di emigrazione, strutturata e analizzata con il supporto di una aggiornata bibliografia critica ... Queste scritture rappresentano di sé ma anche per conto di altri, a volte di pezzi di comunità, il continuo flusso di memoria e di vissuto della diaspora, un continuo rinviarsi di voci, memorie, silenzi dal paese all’Altro Mondo …" (Sebastiano Martelli).
<p>In vita lo chef Francesco Grossi non amava dare ricette, ma in questa sua dolce opera ce ne ha lasciate un certo numero per accompagnare i suoi racconti. E ancora una volta il lettore è trascinato nel suo mondo, nelle sue emozioni, nei suoi ricordi. Umanità straripante la sua, che riverbera in uno stile semplice e vitale, dove anche gli oggetti trovano una loro dimensione narrativa.</p>
<p>Buenos Aires è antica quanto l’oceano, anche se non lo è. È antica quanto l’Occidente, anche se non vuole esserlo. Buenos Aires si ostina a vivere, perché non può farne a meno. Questo libro cerca una via per arrivare al nucleo del suo mito letterario e intellettuale. Ma di fronte a ogni mistero è necessario fermarsi appena prima del suo disvelarsi. Con quattro disegni di Attilio Rossi tratti da "Buenos Aires en Tinta China" e una scelta di rare fotografie realizzate a Buenos Aires intorno all’anno 1900.
<p>Ci sono vite straordinarie e più sorprendenti di quelle narrate in certi romanzi, o meglio, nelle sceneggiature di film di successo, visto che parliamo della vicenda di un attore e regista. Tale ci appare quella di Mario Bianchi, alias William Montague, Montague Banks, Monte Banks e infine Monty Banks (prefazione di F. Spazzoli). </p><p>Noi lo ricordiamo in quei ritorni a casa, dove il ricco imprenditore del cinema americano ritrovava la genuinità del ragazzo romagnolo e dove i nuovi ragazzi romagnoli vivevano l’esperienza irripetibile di stare con lo «zio d’America».
<p>Una “generazione perduta” in cerca di formazione, crescita e rinascita. Sara è una brillante expat dal multiforme talento. Dietro la sua fuga dall’Italia c`è molto più della ricerca di un lavoro migliore, e lei stessa lo capirà solo anni dopo essere partita, come i tanti giovani che incontra nel suo vagare per il mondo. Cosa vuol dire casa, per chi ha lasciato la famiglia da anni e cambia indirizzo continuamente? Può mai un expat sentirsi a casa, così lontano da ogni affetto antico?</p>
<p>Francesco Grossi, uno chef che ha sempre lavorato fino a tarda notte, aveva il dono della narrazione leggera come il soffio di aria pura del mattino. Una disarmante e commovente leggerezza che fa della sua scrittura qualcosa di etereo come le nuvole in cielo. Forse non è un caso che, prima di andarsene, abbia chiesto una mongolfiera.
<p>Un racconto per tutte le età. Titou non è solo un’invenzione letteraria per immagini. Titou, nonostante tutto, resiste e vuole continuare a vivere, perché è l’anima del mondo.
<p>L’irrequietezza del Novecento in un romanzo. </p><p>Samuele Israeli è un giovane di origine ebraica colmo di furore e di belle speranze, che cerca la via per la felicità negli anni del primo dopoguerra. Emerge dallo strisciante conflitto civile tra fascisti e proletari rossi in Pianura Padana, per andarsi a prendere la vita prima nella Parigi degli anni Venti, poi nella New York post Grande depressione. Ovunque vada, fa il barbiere, come i suoi genitori, ed è inseguito da un amico che lo vorrebbe al suo fianco in un gioco più grande delle loro proprie esistenze, oltre che dall’amore disperato per una donna che non può avere. Al deflagrare della Seconda guerra mondiale i loro destini si compiono in Libia. Samuele torna in un’Italia irriconoscibile, risalendo la penisola nei giorni dell’apocalisse, fino a ritrovare la madre nel paese natale. Ha sempre desiderato di restarne fuori, ma la Storia, inesorabilmente, lo ha risucchiato.
<p>Storia di una levatrice partita da Pavia e approdata a Buenos Aires. </p><p>«Eh... Che vuoi farci. Hai anche tu un po’ del sangue di nonna Ermelinda nelle vene!». Questa la frase che in famiglia è sempre stata rivolta a chi ha fatto scelte coraggiose o anticonformiste. Il mito di Ermelinda è da generazioni presente nella sua discendenza femminile... Un giorno la curiosità mi ha spinto a comporre il suo nome sulla tastiera del computer, e dall’archivio digitalizzato dell’Università di Pavia è emerso lo scarno dato dell’iscrizione di Ermelinda Moggia di Ziano alla Scuola di Ostetricia nel 1890. Può sembrare strano, ma l’arido dato burocratico è stato fecondo, ha ridato carne e sangue a una donna, alle sue scelte non usuali per l’epoca, ai suoi progetti, ai sogni, alle sofferte e controverse decisioni che hanno portato lei, insieme a figli e figlie, lontano dal paese d’origine... Mi sono calata infine nella storia di quelle scelte audaci, riallacciando un legame che credevo definitivamente interrotto. Ho così ritrovato una parte delle mie radici.</p>
<p>"Nei segreti ricordi del tempo che fu, canti di streghe narrano di un Principe che prese in trappola un lupo e se ne innamorò". Una fiaba gotica. La storia d’amore impossibile tra un principe solitario e una fanciulla-lupo venuta dal bosco. Illustrazioni dell'autrice, riproduzioni da originali in grafite su carta e colorazione digitale.</p>
<p>Dieci anni in Africa, poi la fuga in moto per sfuggire alla vendetta di uomini potenti. Doveva diventare il fotoreporter grazie al quale il mondo avrebbe conosciuto la giovane interprete di un film della Disney destinato all’Oscar; invece, ha scoperchiato il vaso di pandora: abusi su minori e pedofilia. Questo è il racconto della sua esistenza in un’Africa potente di vita, ma anche di ingiustizie, di diritti umani negati e di speranze perdute. Eppure, è stata vita vera. L’unico bianco a giocare a calcio nella seconda serie del Burundi e a salire sul ring del Kampala Boxing Club. Un uomo bianco che non soffre di mal d’Africa, ma che l’ha vissuta fino in fondo. Prefazione di Michele Barbaro.</p>
<p>La strana storia dell’eredità Tambini, il Buffalo Bill romagnolo, nel Faentino è come un fiume carsico che ogni tanto riappare in superficie, nei racconti dei vecchi, nelle chiacchiere da bar, tra le mura domestiche. E Bruno Fabbri un giorno ha deciso di scavare nell’intricata e ancora oggi irrisolta vicenda di questa favolosa eredità svanita nel tentativo di farle attraversare l’Oceano.</p>
<p>Continuano le avventure di Matilda e il Capitano. Questa volta alle prese con i misteri dell’Africa più selvaggia. In viaggio dalle coste della Dancalia alla mitica Harar, fino alle montagne di Bale in compagnia dell’avventuriero ed esploratore Augusto Franzoj e del suo amico Arthur Rimbaud.
<p>ILLUSTRAZIONE: riproduzioni da originali in grafite e collage su legno matita acquerellabile e acrilico su cartoncino </p><p>© Marzia Roversi (marziaroversiarte.com).<p></p></p>
<p>Impara i nomi dei mesi dell'anno con Andersen. </p><p>ILLUSTRAZIONE: riproduzioni da originali in grafite e collage su legno </p><p>© Marzia Roversi (marziaroversiarte.com)</p>
<p><i>Un giorno, verso la fine del 2008, mio padre, che ancora guidava l’auto, venne a trovarmi dal suo paese in Provincia di Padova. Posti sopra la mia scrivania un taccuino zeppo di appunti incomprensibili e due o tre fogli dattiloscritti, disse che aveva deciso di scrivere la storia della sua vita. Ecco, pensai, che se n’è inventata un’altra.</i></p><p>Una narrazione appassionata, ma anche sarcastica, a volte ruvida e furente. La povertà e la guerra in un veneto rurale e atavico, la famiglia, la ricostruzione, le passioni politiche di un democristiano di ferro, il boom economico, gli anni dell’industrializzazione, il successo imprenditoriale, il ritorno alla terra, la vecchiaia e la visione di un’intera esistenza che torna a galla con tutte le sue gioie e sofferenze.</p>
<p>"Mistòch aveva una faccia che pareva terra, la pelle era segnata da mille solchi, però i suoi occhi avevano il colore del cielo. Mistòch se lo guardavi pareva bello". </p><p>Un mondo che non c’è più attraverso la poesia, la prosa, i testi delle canzoni e le immagini di Ornella Fiorini. </p><p>"Ho aperto gli occhi in una notte di febbraio, in via Borgo Naviglio a Ostiglia, al numero civico 86. Sono figlia del peccato, poiché mio padre si dileguò nell’ombra. Amico di tanti artisti, alla sua maniera geniale, discreto pittore, buon fotografo, con la passione per la lirica. Conosceva Pier Paolo Pasolini. Mi ha messo al mondo che aveva quarantatré anni; mia madre ventitré. Ho vissuto l’infanzia in un mondo d’acqua, pesci, rane, odore di valle e musica, tra la gente semplice di quella contrada".
<p>STORIE DI FIUME </p><p>DAL MISSISSIPPI AL PO</p><p>"Salve, mi chiamo Geremia Saint John Pinkerton e orgogliosamente rivendico di essere nato, cresciuto e abitante in Quintillia. Un posto dove la strada secondaria della Contea va a morire in un’ansa a mezzaluna nella pancia del Mississippi. Anche lo Stato si chiama come il fiume, e sulla riva opposta, dove cala il sole, si è già in Louisiana. Qui si suda spesso. Sul fondo schiena, tra le chiappe e le mutande, si è sempre un po’ umidi. Ma alla sera, quando ti metti a sedere sotto il porticato che guarda il bosco di magnolie oltre il quale scorre il fiume, c’è un’arietta di quelle che senti sulla pelle come in pochi altri posti, e tutto il nervoso del giorno passa. Parola di Jack Lungurdson; lui ha viaggiato per mezzo mondo e c’è da credergli quando dice certe cose, è uno che sa il fatto suo".
<p><i>Il mio destino e il mio stesso esistere erano indissolubilmente dipendenti da questo nodo: 44° e 51’ di latitudine nord, 11° e 04’ longitudine est ...</i></p><p>Un nodo dove la terra ha tremato nel maggio del 2012. Il nodo terrestre sul quale l’intreccio della storia di un luogo e della sua gente con quella di una famiglia dà vita a una narrazione intensa e immaginifica, a tratti lirica. </p><p><i>Ho assistito a così tanta potenza nella Terra e in un così piccolo corpo ...
<p>Un ragazzo della Bassa che scopre il Po può essere travolto dal suo respiro selvaggio, ma se vi penetra guidato dall’«uomo del fiume», tutto si rivela per quello che è: vita, bellezza, forza, amicizia. Ora l’autore che è stato quel ragazzo ci racconta, con uno stile narrativo diretto e ironico, come ha potuto apprendere l’arte di vivere sull’acqua da uno di quei personaggi del fiume che non ci sono più. Lo fa anche attraverso le immagini disegnate col suo inconfondibile stile. Questa volta, però, non stanno lì per farci ridere delle miserie umane, ma per dirci che il mondo senza tempo del fiume vive ancora dentro di noi.</p>
<p>Giorgio Bertin trasforma in intensa narrativa, a tratti epica, la sua esperienza di vita nelle aree marginali americane a contatto con un’umanità derelitta. Un viaggio che potrebbe apparire come la discesa nell’inferno delle sconfinate discariche a cielo aperto della società del consumismo, ma sorprendentemente capace di esprimere una nuova visione del mondo in tempi come i nostri, dove la questione della salvaguardia dell’ambiente terrestre è il problema dei problemi. Vita, arte, sogno, visione del futuro si rincorrono per le pagine e approdano a un’umanità rinnovata.</p>
<p>Una selezione delle memorie di Armando Borghi (1882-1968). Il primo capitolo riguarda gli inizi della sua avventura umana: un folgorante quadro della Romagna di fine Ottocento. I restanti due capitoli sono interamente dedicati alla sua esperienza di emigrato-rifugiato negli Stati Uniti (1926-1945). Mettendo insieme questi due momenti della vita di un ribelle, si può anche cercare di comprendere un secolo complicato, il Novecento, che ancora oggi ci obbliga a porci delle domande, piuttosto che darci delle risposte.</p>
<p>Questa storia, privata e pubblica insieme, ricorda che l’identità di ogni collettività si fortifica e si riconosce nella memoria collettiva ... la comunità italiana in America ha raggiunto l’altezza di un florido e imponente pino mediterraneo che teme ... di non avere delle radici abbastanza profonde in grado di sostenerne tutta la magnificenza (Lucia Cristina Tirri)
<p>Racconti sorprendenti dove la sensazione è quella di essere trasportati con feroce e luminosa intelligenza attraverso le passioni e i sentimenti. Dieci racconti, dieci grandi storie… con la sorpresa sempre in agguato (Fiorella Infascelli).</p><p>Se pretendete che la letteratura faccia attraversare i muri, in questi racconti di Anna Camaiti Hostert vi troverete da una parte e dall’altra dei confini con le emozioni intatte (Fabrizio Scrivano).</p><p>Anna Camaiti Hostert ci racconta episodi di vita servendosi di oggetti conficcati nel terrario della memoria, che la sua penna tramuta in inneschi di racconti lucidi e struggenti (Alessandro Boschi - Hollywood Party, Radio Tre).
<p>Il lettore che ha avuto occasione di seguire le prime avventure di Matilda, saprà bene perché ora il veliero di capitan Bric navighi tra Oceano Indiano e Mar della Cina. I due sono ancora inseparabili; a terra la gatta Matilda sbuca spesso dalla sacca del giovane Capitano, anche solo per annusare l’aria carica di caldo palpabile e segrete promesse d’Asia tropicale che si respira a Singapore.</p>
<p>"Voglio rendere omaggio alle donne che mi hanno preceduto, tutte irrequiete, impegnate, mai confinate o messe da parte".</p><p>Un'opera audace e onesta, talvolta cruda... realizzata con uno stile superbo e incisivo, un eccellente amalgama di autobiografia e storia sociale (Ann Marie Di Mambro).</p>
<p>Tutto il mondo ha ragione o crede d'averla. La ragione va con tutti, e finirà di stare col lupo, non con la pecora, la sola che avrebbe ragione se non invidiasse il lupo e non cercasse di superarlo (Primo Mazzolari).</p>
<p>Il fascino di questo breve testo, che dalla sua pubblicazione all'alba degli anni Novanta del Novecento è divenuto una pietra miliare degli studi Italiano/americani, sta soprattutto nella fresca e rapida ricostruzione storica e letteraria della vicenda italiana negli Stati Uniti: intensa battaglia contro il pregiudizio e tensione perenne fra integrazione e salvaguardia delle proprie radici. E forse, nemmeno l'autore avrebbe potuto prevedere che il suo saggio sarebbe stato di così bruciante attualità quasi trent'anni dopo (paradossalmente, quasi più ora che allora!) sia negli Stati Uniti sia nel Paese dove viene oggi tradotto e proposto (Emanuele Pettener). Con la prefazione di Anna Camaiti Hostert.</p>
<p>Una nuova voce, una scrittura intensa e coinvolgente, a tratti lirica. In superficie una storia di liceali, in profondità l'eterno struggimento dell'animo umano di fronte alle prove della vita. La ricerca dell'amore che ti completa e allo stesso tempo l'impossibilità di viverlo.</p>
<p>Un libro necessario per capire cosa è stata la comunità italiana a Ginevra e in Alta Savoia tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Dalle carte della polizia segreta escono i nomi dei più noti esuli antifascisti. Lussu, Rosselli, Pacciardi, Chiostergi, Reale, Garosci, solo per citarne alcuni, e un’infinità di storie di vita di personaggi oggi dimenticati. Repubblicani, socialisti, liberali, cattolici, comunisti, anarchici e giellisti, alle prese con una rete di infiltrati confidenti del regime sempre più pervasiva. Teatro di questa epopea di passione e lotta politica i caffè, i ritrovi, le adunanze pubbliche, i negozi e le case di una città, Ginevra, al centro di una fitta rete di rapporti internazionali. Dalle tracce del passaggio del giovane rivoluzionario socialista Mussolini, intorno alle quali durante il regime si consumò un’oscura vicenda di spionaggio, alla strana storia del fratello dell’attentatore bolognese del Duce, espatriato come anarchico e divenuto confidente dell’OVRA grazie all’attrice della quale si era innamorato, ella stessa infiltrata tra gli antifascisti in esilio per screditarne la reputazione. Una comunità variegata e spesso litigiosa quella dei fuorusciti, ma anche in grado di erigere e gestire per anni la colonia estiva di Saint-Cergues, in Alta Savoia, rifugio di antifascisti provenienti da tutta Europa. Un seme di solidarietà che diede i suoi frutti più maturi quando la stessa ex colonia durante la Seconda guerra mondiale divenne asilo sicuro per molti bambini ebrei in fuga dai nazisti, in attesa di trovare la salvezza oltre il confine con la Svizzera.</p>
Un Romanzo? Un reportage? Un saggio? Al lettore il compito di classificare quest'opera, che mette il dito nella piaga delle nostre ansie contemporanee. Futuro, attualità dirompente e passato ancora in parte da riscoprire si rincorrono tra le pagine. Quanti sanno che l'Italia aveva possedimenti anche in Cina? Una puntuale ricostruzione storica dell'avventura coloniale italiana, che si scontra con il presente delle migrazioni verso l'Europa. L'autore non fa sconti, nemmeno a sé stesso, riguardo il destino, spesso grottesco, che continua a far incontrare i popoli divisi e uniti dal Mediterraneo.
Il lettore disposto ad arrivare fino in fondo a questa storia, avrà modo di scoprire come a causa di un gatto, anzi, di una gatta, l’umanità abbia perso l’occasione di edificarsi grazie a quello che sarebbe potuto essere un capolavoro della letteratura di tutti i tempi, ovvero il Moby Dick.
QUADRI DI MEDIOEVO FANTASTICO Benandanti, stregoneria e animali chimerici. Credete sia solo una fiaba? Non siatene troppo sicuri. L’oscurità che si cela sotto la neve potrebbe carpire i vostri sogni più ancestrali. Illustrazioni di Marzia Roversi
L’evocazione di un’epopea della pianura padana dall’Unità d’Italia alla Prima guerra mondiale, che staglia i destini dei protagonisti oltre i conflitti del Novecento. Le vicende di tre generazioni di braccianti s’intrecciano attraversando la campagna sul fiume Po, le lotte contadine, l’emigrazione avventurosa verso le giungle tropicali del Costa Rica, la Parigi de "Le Sacre du Printemps" e della modernità, gli stravolgimenti politici e sociali di un secolo.
Un romanzo feroce, che spazza via d’un colpo la polvere retorica di certa narrazione sugli emigranti del Sud Italia. Rimane la lucida superficie della condizione umana di intere generazioni andate alla deriva per il mondo, e non più in grado di comprendere razionalmente la brutale realtà nella quale si dibatte la loro terra d’origine. La Francia, Sydney e il ritorno delirante in un mondo abissalmente arcaico e ormai incomprensibile.
Una corsa sfrenata attraverso l’America dei gangster. Il jazz, il proibizionismo, l’emigrazione. Un romanzo intenso. L’epopea del Colosimo’s a Chicago e dell’Harvard Inn a New York, mete di tutti i gaudenti dell’epoca. Potere, amore, omicidio, dollari. I tumultuosi anni Dieci, i feroci anni ruggenti e gli spietati Trenta, fino alla resa dei conti nella Sicilia dell’immediato dopoguerra. Una narrazione calata nella puntuale ricostruzione storica che rende tutto il sapore di un’epoca.
Il matrimonio tra Henriette de Clèves e Ludovico Gonzaga dà vita a una delle corti più fastose e raffinate del tardo Rinascimento. Felice sintesi tra il frutto più maturo dell'umanesimo italiano e lo spirito francese, è un lampo dorato attraverso i bagliori funesti delle lotte di religione, che negli stessi anni, tra intrighi di palazzo, amori scandalosi e passioni che non risparmiano il nome dei Clèves, insanguinano uno dei periodi più tragici della storia francese. E insieme, l'inizio di quella dinastia Gonzaga-Nevers destinata al governo del ducato di Mantova nel secolo successivo.
<p>"Dei cinquecento sessantamila cittadini italiani residenti a New York, otto decime parti vivono accatastati in tre grandi quartieri, due dei quali sono forse i più immondi della metropoli. Non costituiscono una colonia, ma la più disorganizzata agglomerazione di gente piovuta dai nostri monti o dalle pianure in una città che li subisce, ma non può apprezzarli. ...Ho trovato uomini in ottima posizione sociale ed economica, commercianti, industriali, professionisti, e perfino letterati! Ma che cos'è il numero di costoro in confronto della massa enorme di gente che lavora alla giornata ... Presso a quei quartieri si agita e bolle l'immensa caldaia della metropoli, intorno a cui gli appetiti si acuiscono, la lotta per l'esistenza inacerbisce il cuore e il dollaro regna sovrano".</p><p>I ristampa marzo 2021.</p>
Mentre a Chicago prende vita e si estende il mito malavitoso di Al e dei suoi fratelli; più a ovest, nel Nebraska, Vincenzo alimenta il suo personale mito. Quello di Two-Gun Hart, il coraggioso, indomito e a volte brutale agente del proibizionismo, sceriffo di Homer e poi agente del Bureau of Indian Affairs nelle riserve dei nativi americani. Al Capone, Vincenzo Capone: schizofrenia del popolo italiano all'ennesima potenza, esplosa nel crogiolo ribollente d'immigrati che è stata Brooklyn all'inizio del Novecento.
"L'Avana è una picciola città, di mezza lega di circuito, posta in un piano, in altezza di 23 gr. e 20 m. La sua figura è quasi rotonda, cinta di basse e picciole mura, verso terra; e difesa altronde dal canale. Farà circa 4 mila anime fra spagnuoli, mulati, e neri, che abitano la maggior parte in case basse. Le donne sono bellissime, e gli uomini di buon'ingegno. Vi regge giustizia un governadore, con titolo di capitan generale dell'isola, colla consulta d'un assessore, chiamato tenente, deputatovi anche dal Consiglio d'Indias". (G. F. Gemelli Careri, 1697).
"Fuori delle stazioni, restaurants improvvisati portanti nomi italiani, spropositati, ma pieni di buone intenzioni. Accomodate dietro a piccoli banchi, contadine dal tipo veneto e ragazzi dietro assolutamente nostri, vendevano aranci e limoni, gridando la merce, come nelle sagre di campagna, senza curarsi di usare, almeno per pudore, un tantino di brasiliano per quanto contraffatto. L'illusione diventava allora completa. Fra i passeggeri, il tipo più comune, che scendeva, montava, spariva, si rinnovava, chiacchierava, o dormiva, era quello del fazendero. Cappello di feltro basso, giacca larga, panciotto con tanto di catena d'oro, calzone chiaro e un grande ombrello fra le mani; faccia rossa un po' abbrustolita dal sole, e barba grigia, quasi bianca, in contrasto col vigore ancora giovanile dell'organismo. Spedire caffè, ricevere lavoratori, contrattare, fare qualche acquisto, e spingersi a Rio o a San Paolo per lasciare nelle case da gioco le larghe banconote da 200.000 reis, ecco le cause di quell'andirivieni quotidiano lungo la linea, che segna l'arteria principale del movimento brasiliano."
"I nuovi immigrati erano come olio aggiunto alla lampada: tenevano vive e deste quelle costumanze della patria che dànno tanto nell'occhio, direi quasi sui nervi, agli americani... (Gli italiani ora) Vestono, mangiano all'americana, si appassionano agli sports più popolari. Le taberne dei banchisti - droghieri, barbieri, fruttivendoli e banchieri ad un tempo - hanno ceduto il passo a banche, talvolta di ancor dubbia solidità economica ma, con marmi, ottoni, casseforti mastodontiche, grooms in livrea, safes nei sotterranei e con davanti alla porta, strumento di reclame anch'esso, l'automobile del direttore." (T. C. Giannini)
"L'industria dei gelati in Scozia si può dire una creazione italiana, ed è ancora quasi affatto una privativa degli italiani, rimanendo fuori dell'orbita delle industrie locali. Ma la gelosia, chiamiamola così, viene dalla parte del clero, il che può sembrare a prima vista inesplicabile. Il clero scozzese non ha in generale redditi ecclesiastici stabili; il mantenimento del culto e di chi lo esercita dipende dalla contribuzione dei devoti. Ora è naturale che il penny, che si converte in dolciumi o gelati non va a cadere nel vassoio delle elemosine. I ragazzi sentono una più forte attrattiva per i primi che per la seconda: quindi il penny che i genitori hanno dato loro per lo scopo religioso, prende per l'altra destinazione." (C. Sardi) "Il quartiere di Holborn (Londra), dove, da tempi remoti, vive pigiata in luride catapecchie la quasi totalità dei girovaghi italiani, ebbe per molti anni e conserva ancora in qualche sua parte non raggiunta dal piccone risanatore, l'aspetto, e, purtroppo, il carattere di un vero covo di malviventi." (G. Prato)
"Strano ma vero: nell'immensità dell'Oceano, là dove lo spazio è illimitato e infinito l'orizzonte, i poveri emigranti sono costretti a starsene rinserrati fra gli assi delle stive, pigiati nei corridoi come le acciughe in un barile!" (V. Grossi)