L'ottobre nero delle cose
Appunti di istopatologia del silenzio

12/2018 — Tripi Walter

€ 9,90

 

Un amore (ferito? feroce? finito?) che picchia in testa, che frantuma le ore inattese d’attesa, fatto di sigarette non fumate e di silenzi bianchissimi. Una perdita innanzitutto chimica, di quella di cui sono fatti i sogni, forse anche i bisogni: Shakespeare, Maslow. Restano i segni, i legni di una croce che si fa iconica e ironica nel dosato rilascio di quotidiane, domestiche tossine: un interno giorno abitato da fantasmi beffardi, nature morte, materia viva, un “inferno” notte in cui disperanti pensieri si alternano a soluzioni oniriche. Dove il dolore si trasfigura in dialogo, dove ogni momento passato ridiventa scalfittura (feritoia) di un piccolo monumento ai caduti – più spesso un balsamo che lenisce le presenze assenti e i silenzi essenti, una cura del dopo – e dove il “nero” del titolo è in realtà una scala di grigi, una terra di mezzo in cui tutto accade e scade (questa la morale della favola: nessuno vince, nessuno perde, ognuno gioca la sua “dipartita”). Una raccolta con al centro la donna, “animale leggero ma pur sempre temibile” (così scriveva l’illustre concittadino Cino da Pistoia). I corpi, gli spigoli, le diverse angolature dell’umore ferito: i letti rifatti, i discorsi sfatti, la matematica dei frattali come metafora dell’incomunicabilità tra i sessi. O dell’indicibilità della sinistra italiana (qui l’autore da eretico si fa irenico, denunciando commosso, ma con frasario maligno, la perdita di una gloriosa tradizione, una sorta di attuale pace dei sensi civili). Tripi, qua e là, ed è un urlo in filigrana, trasforma o riforma i connotati del suo pamphlet-sudario, che da breviario d’istologia (eutanasia) dell’amore diventa manuale di psicopatologia (autospia) politica.

ISBN 9788899257514

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